La Chiesa di San Martino
La chiesa di San Martino a Malvaglia è suggestiva per la
sua facciata e per il campanile che la fiancheggia monumentale tanto per la mole
che si eleva di cinque piani quanto per l'elaborato disegno. Una chiesa di San
Benedetto é già segnalata nel 1207; alla fine del secolo era indicato il titolo
di San Martino. Gli scavi archeologici del 1912-13 hanno messo in luce le
fondamenta dell'antica chiesa a navate gemellari quale la vide San Carlo che ne
ammirò la "bellissima ancona" dell'altare. Dopo il cataclisma del Crenone chiesa
e campanile vennero sommersi dalle acque del lago formatosi allora (1513-15).
Schizzo della facciata principale della chiesa di San
Martino.
La chiesa fu poi semidistrutta da una frana che la sfondò non lasciando che la
facciata e le pareti. Gli abitanti la ricostrussero negli anni 1602-03
allungandola dalla parte del coro. I lavori si potevano dire terminati quando
giunse il cardinal Federico nel 1608. Da quegli Atti di vista potremmo ricavare
la descrizione del coro con gli stucchi e gli affreschi che vediamo oggi.
Il Rahn si sofferma ai particolari della facciata, colpito dal gigantesco San
Cristoforo (il più grande del Ticino) che si presenta con le gambe immerse
nell'onda azzurra popolata di pesci e di sirene. Rotto dalla finestra, san
Martino a cavallo guarda indietro con movimento grazioso verso il mendicante
inginocchiato a divide con la spada il mantello.
Poi Santa Barabara, San
Gerolamo penitente, la Madonna e altri santi.
Ci accolgono all'entrata, sulla parete rientrante del campanile, San Martino a
cavallo e San Bernardino.
Ci attira il coro di magnifici stucchi barocchi
parzialmente dorati e luminosi di affreschi che svolgono il tema dei Sacramenti
e in particolare dell'Eucaristia. Sul fronte dell'arco San Pietro e San Paolo;
nei pennacchi Sant'Ambrogio a cavallo e San Martino. Al coro lavorò il Serodine.
Ci sono poi i preziosi stucchi della cappella della Pietà e, di fronte, i
dipinti della cappella della Madonna. Da quel lato un'Ultima Cena, e di fronte
ad essa, riquadri con episodi della vita del Signore. Nel 1510 prestò la sua
opera Antonio da Tradate. Due secoli dopo lasciò vive decorazioni sotto la
cantoria Giovanni Giacomo Rieg.
Testo tratto da: Blenio 71, Edizione Pro
Blenio, Acquarossa